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Simbolo Perduto

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Premessa: non mi sono mai ispirati i libri di Dan Brown. Non sono il mio genere. Ho visto i film che hanno tratto, quello sì, ma diciamo che non mi è mai venuta voglia di comprarli. Qualcuno lo ha fatto per me.
Il caso mi ha portata ad aprire le pagine di questo libro a gennaio, una casualità che mi ero imposta seguendo i libri non letti che avevo in fondo alla libreria di Anobii, quasi a fare ordine e rispolverare quelli che avevo dimenticato. I libri di Dan Brown che ho li ha voluti prendere il mio ragazzo che, alla fine, neanche li ha aperti… se aspetta il mio consiglio, probabilmente non li aprirà…

E’ difficile parlare di libri noti perchè viene sempre da chiederti: com’è possibile che piacciano a tutti e a me no? Devo avere qualcosa che non va…
Alla fine sono sono gusti, probabilmente.
In questo la cosa più unica che rara è stato leggere un libro che aveva già letto mia mamma. Di norma mia mamma legge cose diverse dalle mie… infatti…
Da quel che mi aveva detto, non è che ne fosse molto entusiasta. Mia mamma se legge qualcosa che ritiene davvero bello continua per mesi a dirmi: questo devi leggerlo, merita davvero. Non lo fa per essere piattola, è che si dimentica di avermelo già detto…
Di solito comunque non seguo i suoi consigli. Non per essere cattiva, è che leggiamo cose così diverse che difficilmente mi appassionerei a ciò che lei ritiene meritevole… ma torniamo a noi.

La Trama:
Robert Langdon, professore di simbologia ad Harvard, è in viaggio per Washington. È stato convocato d'urgenza dall'amico Peter Solomon, uomo potentissimo affiliato alla massoneria, nonché filantropo, scienziato e storico, per tenere una conferenza al Campidoglio sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad attenderlo c'è però un inquietante fanatico che vuole servirsi di lui per svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la posta in gioco quando all'interno della Rotonda del Campidoglio viene ritrovato un agghiacciante messaggio: una mano mozzata col pollice e l'indice rivolti verso l'alto. L'anello istoriato con emblemi massonici all'anulare non lascia ombra di dubbio: è la mano destra di Solomon. Langdon scopre di avere solamente poche ore per ritrovare l'amico. Viene così proiettato in un labirinto di tunnel e oscuri templi, dove si perpetuano antichi riti iniziatici. La sua corsa contro il tempo lo costringe a dar fondo a tutta la propria sapienza per decifrare i simboli che i padri fondatori hanno nascosto tra le architetture della città. Fino al sorprendente finale. Un nuovo capitolo de “Il Codice da Vinci”, un thriller dalla trama mozzafiato, che si snoda a ritmo incalzante in una selva di simboli occulti, codici enigmatici e luoghi misteriosi.

Si presenta così… non mi sarei aspettata chissà cosa neanche dalla sinossi, l’ho letto quasi come dovere verso la carta stampata, ma questo genere non è il mio, quindi quello che segue è un parere personale.

Già dalle prime pagine non riuscivo a farmelo scorrere… voglio dire: un libro può non essere il tuo genere, ma se è scritto in un modo a te congeniale, si beve come l’acqua. Invece no.
Le descrizioni degli ambienti mi ricordavano le guide turistiche, quelle dei concetti wikipedia…
Io capisco che tutto necessiti spiegazione. I codici, i simboli, perchè la simbologia non è argomento a cui tutti sono avvezzi. La massoneria è un argomento molto trito, ma ciò non vuol dire che non si possa leggere qualcosa di piacevole sull’argomento. Parlando per quello che è il mio “campo”, il fantasy classico con l’eroe/eroina magari prescelti per profezia è un classico trito, ma si può sempre scovare qualcuno che ha usato un tema trito tirandone fuori qualcosa di bello. Qui no.

Non dico che nel suo complesso faccia schifo, per carità, è nella media, ma quando ti presentano un autore come uno che sforna best seller, ti aspetti sempre qualcosa che valga quel “best”.
Ho trovato alcuni personaggi stereotipati, e ci può stare, altri invece mi sono risultati poco caratterizzati, come se il tentativo ci fosse, ma alla fine a me non è arrivato nulla. In un thriller dovresti sentire il desiderio di capire, di scoprire… e invece io giravo le pagine come fossero massi.
In alcuni punti, poi, il ribadire, il ricalcare su alcuni argomenti, dopo un po’ faceva sorgere in me quel fastidioso pensiero: sì, sì, lo sappiamo già, vai avanti…

La cosa diventa pesante all’invero simile nel finale. Le ultime pagine sono granitiche, nel senso del peso… non scorrono più.
Mi ero fermata a un certo punto quando mi mancavano poche pagine, diciamo che “il cattivo” era stato archiviato e quindi mi apprestavo a concludere il libro pensando che nel malloppino di pagine fossero incluse quelle per i ringraziamenti, i capitoli, magari le note… voglio dire, che altro c’era da raccontare ormai? E invece no…

Finisco il libro, finalmente, sabato pomeriggio… dopo mesi in cui me lo sono trascinata dietro. Il mio commento, quasi snervato, dopo aver chiuso il libro è stato: ma a che m’è servito leggere le ultime pagine? Per me sarebbe potuto finire anche prima…

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*** POSSIBILI SPOILER ***

La cosa comica, in tutto questo, è che il colpo di scena riguardante Mal’hak (non mi ricordo manco come si scrive >,<) per me era stato ovvio molto presto… mia mamma mi fa: a me è quasi dispiaciuto che sia morto. Mia mamma ha seri problemi… io la sua morte me la sono goduta. Doveva morire male, dati i suoi progetti. E neanche mi sono affezionata a qualcuno in particolare… tutto troppo distaccato. Se non scorre la trama, nulla per me ha più molto senso… Non si capisce se tra il professore e Katherine dovesse il lettore sperare che sbocciasse qualcosa… sinceramente lei non mi diceva nulla, quindi il finale con loro insieme in conclusione, per me non ha avuto molto valore. Insomma… mi stava quasi più simpatica la sua assistente… poveretta…

*** FINE SPOILER ***
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Insomma… a chi apprezza il genere potrebbe piacere… ma anche no. Nel senso che una mia amica che legge quel genere non sopporta Dan Brown… XD gusti.
Insomma… rientra nella media. Gli ho dato un tre, perchè schifo non m’ha fatto, ma mi aspettavo molto di più ecco… diciamo che non fa per me. Gli altri suoi libri penso che rimarranno in libreria ancora molto, molto tempo…

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